Baronia: Monti a occidente e mare a oriente. E al centro, l’emozione.
“E Dio prometteva una buona annata, o per lo meno faceva ricoprir di fiori tutti i mandorli e i peschi della valle; e questa, fra due file di colline bianche, con lontananze cerule di monti ad occidente e di mare ad oriente, coperta di vegetazione primaverile, d’acque, di macchie, di fiori, dava l’idea di una culla gonfia di veli verdi, di nastri azzurri, col mormorio del fiume monotono come quello di un bambino che s’addormentava.”
1913. Sono trascorsi cento anni dalla pubblicazione del capolavoro della letteratura mondiale: Canne al vento, ma quei mandorli, quei peschi e quelle valli…sono ancora lì, come lì sono sempre stati.
Sembra che questo scorcio di mondo, la Baronia, in Sardegna, sia stata risparmiata da quei mutamenti che nella maggior parte dei casi, hanno deturpato paesaggi e cuore umano.
Forse il più rilevante dono di Canne al vento non è soltanto nel disegno dello spaccato realistico e poetico insieme dell’aspro paesaggio e dell’aspra gente. No, è soprattutto nel manifestare il segreto che legava e continua a legare il popolo sardo alla propria inviolabile identità.
I gesti antichi di lavori legati al mare e alla terra, un certo misticismo contadino, la natura selvaggia e piena, il lento passaggio delle stagioni, e tutta la fatica dell’essere al mondo, in un mondo potente e imprevedibile come la Sardegna. E poi i sentimenti umani, l’amore chiuso in quegli sguardi duri, scintillanti dei suoi abitanti.
Così era quella Sardegna, così è la Sardegna di oggi: remota e presente.
Vi è quindi un’eternità, probabilmente già eterna al tempo della scrittrice. Come se, quella Sardegna, sempre fosse stata così.
Qual è il segreto che ha fermato il tempo? Si tratta di rifiuto del progresso, oppure resistenza all’avanzata dello stesso? Difficile rispondere a questi quesiti, difficile decifrare il cuore del popolo sardo, ma certamente il radicamento nelle tradizioni, e le tradizioni che rappresentano la sola bussola del tempo, è nel DNA dei luoghi.
Ed oggi, nel mondo globalizzato, questa intatta Sardegna custodita nella memoria di Canne al vento, è ancora lì, visitabile, respirabile. È un bene per l’umanità.
Guardatela.
Anche nel breve estratto dal romanzo, c’è scritto il paesaggio come si presenta oggi.
Ci troviamo proprio nelle zone di Galtellì, nella Baronia sarda. Ancora oggi, la parte più remota.
E nello squarcio letterario le cerule di monti, sono probabilmente le rocce del monte Tuttavista, che incornicia il piccolo borgo; così come il mare ad oriente, è il sentore del meraviglioso mare -e delle meravigliose spiagge- che lambiscono la regione protagonista di Canne al vento.
Galtellì resta immobile nel tempo. Sospeso come un gesto eterno tra le sue chiese, i suoi profumi e la sua gente.
Conoscete questa Sardegna?
Facile che camminare per i suoi vicoli, o raggiungere il monte o il mare, possa ispirare il romanzo che avete dentro.